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L’ordalia di Rohlborg cap 4°


Lui era Dmtrij Rohlborg, capitano delle Guardie scelte al servizio di Ianus Iubatus e continuava a combattere.

Le braccia pesanti, la grande spada Imperiale che continuava a colpire con la stessa forza del primo micidiale fendente, il sapore della rabbia serrato tra i denti mentre il calore del sangue fuggiva le vesti ormai lacere.Il suo signore non gli aveva ordinato di morire e lui non sarebbe morto, semplicemente. Un avversario cadde colpito a morte, altri si fecero avanti nella loro stupida, brutale ferocia; ovunque uomini e mostri mischiati nei colori della carneficina.

I suoi soldati si stavano battendo bene, avrebbero potuto resistere ancora parecchio se lui continuava a dare loro gli ordini giusti. La sua voce sovrastava la cacofonia bellica mentre l’acciaio stretto in pugno falciava il vigore bestiale di coloro che lo stavano attaccando.

Poi vide la COSA.

Era assai più grande di tutte le altre creature e nei suoi occhi Rohlborg leggeva tracce di un’intelligenza senza nome.
La cosa lo fissava, dall’alto della sua grottesca enorme materializzazione fisica.

Lo stava fiutando, riconosceva in lui il nemico da abbattere per poter porre fine alla battaglia e presto sarebbe balzato su di lui perché così doveva essere e così sarebbe stato.

Ma esitava. Avanzava solo un passo alla volta.

Da qualche parte nel tempo, uno dei suoi uomini stava gridando qualcosa che forse avrebbe dovuto ascoltare ma gli occhi della bestia -oh, quegli occhi- stavano vedendo quello che lui non avrebbe mai saputo.

“Che cosa stai guardando, mostro schifoso?” pensò il capitano mentre per un secondo la sua voce smise di impartire ordini. C’era un’espressione divertita negli occhi della Cosa, quasi che adesso stesse ridendo di lui.

No, la cosa non stava ridendo esattamente di lui. Il suo ghigno abbracciava tutta la stirpe degli uomini, condannando le miserie della razza stessa. Ma cosa stava guardando? Perché non attaccava?

Rohlborg respinse un altro assalto e si preparò a fronteggiare l’enorme creatura.
L’acciaio Imperiale si levò nel cielo di quel giorno insanguinato ma la forza del braccio che la brandiva venne improvvisamente meno così come succede con le umane certezze in un cuore dilaniato dal dubbio.

Senza averne ricevuto l’ordine, senza averne colpa, il capitano adesso stava morendo.


* L’Ordalia di Rohlborg è un racconto di Dimitri Galli Rohl, da un soggetto di Emanuele Vietina liberamente ispirato all’ambientazione di Warhammer Fantasy RPG.

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