Con il 19 Dicembre 2011, la ludolega Lucchese inaugura la
propria sede definitiva presso il
Foro Giovani (o Foro Boario), ecco alcune parole di un
socio storico che ha visto crescere fino a questi traguardi
la nostra associazione:
“UNA TERRA TUTTA NOSTRA”
Vent’anni di nomadismo ludico
Sembra ieri che non avevamo tempo per qualcosa che non
fossero i giochi di ruolo. Sembra ieri che il mondo ci
appariva ostile, popolato da adulti che non capivano il
bisogno di spazio che il nostro stare insieme imponeva ai
salotti e alle cucine dei nostri poveri genitori, esasperati
da quelle “merende infinite” che iniziavano poco dopo la
scuola e duravano fino (almeno) all’ora di cena. Sembra ieri
che cominciammo a guardarci intorno per cercare un luogo
dove poter trascorrere il nostro prezioso tempo di ragazzi
facendo quello che all’epoca (ma ancora oggi) era per noi
d’importanza vitale: giocare.
Mi è già capitato di scrivere l’apologia del nostro
associazionismo pionieristico; non starò dunque a ripetermi
un’altra volta. L’importanza del nostro essere stati giovani
e affamati d’indipendenza è però ancora oggi sotto gli occhi
di tutti coloro che decidono di trascorrere un paio d’ore
nei locali del Foro Boario il lunedì sera: la Ludolega
Lucchese è una realtà tangibile fatta – comunque – della
stessa sostanza di cui erano fatti i nostri sogni
adolescenziali. E se ormai noi “vecchi” sogniamo soltanto
nei giorni dispari del mese, quando la nostra quotidianità
di adulti ce lo permette, ci sono schiere di “giovani” che
giurano di poter produrre materiale onirico che basterà per
tutti gli anni a venire. Se volessimo utilizzare una sorta
di linea temporale alla “Vampiri” (questo esempio dovrebbe
far capire a chi legge quanto sia in avanti con gli anni
colui che invece sta scrivendo), potremmo affermare
tranquillamente che la linea di sangue è ormai giunta
(quasi) alla quinta generazione di giocatori, gente
appassionata ad un mondo che continua ad espandersi mutando
in continuazione per rimanere sempre e comunque fedele a sé
stesso.
Ma c’è una novità. Perché anche se viva e in salute, la
Ludolega Lucchese ha sempre sofferto – negli anni - dello
stesso malessere che affliggeva le associazioni che l’hanno
preceduta, un male sottile e oscuro che porta il nome di
quella che sembra essere la maledizione di un’intera
generazione: la precarietà. In vent’anni abbiamo
spostato i nostri tavoli pieni di soldatini, schede dei
personaggi, plastici e quant’altro obbedendo alle correnti
politiche che spiravano sopra le nostre teste, mendicando
rispetto e tolleranza presso le scrivanie di assessori,
consiglieri comunali, e dirigenti di circoscrizione di ogni
forma e colore. Ci siamo riuniti ovunque; nelle sale
parrocchiali e nelle rimesse dei condomini; abbiamo
condiviso gli spazi con associazioni filantropiche e
camionisti rabbiosi. Perfino la Torre Guinigi è stata – per
un po’ di tempo – casa nostra. Poi è stata la volta
dell’immenso complesso noto come Foro Boario, al centro di
molti smottamenti gestionali nel corso dell’ultimo decennio.
Le sue enormi stanze ci hanno sempre riparato dalle
intemperie, certo; ma è capitato sovente di non poterne
fruire a causa di manifestazioni più grandi della nostra
voglia di lanciare un paio di dadi in compagnia. Eravamo
inquilini previlegiati ma senza la garanzia della
continuità.
Qualche tempo fa il nostro film preferito s’intitolava
“Braveheart”. I nostri associati – all’epoca - spesero cifre
folli in tartran scozzese per addobbare lo stand che avevano
in gestione all’interno di una Lucca Games che era grande un
decimo di quella che conosciamo oggi, lo stand di quella che
una volta era nota come associazione ludica “La Contea”.
Contavamo poi di trasformare quella stoffa in un kilt per
ciascuno dei soci, in modo da poter assomigliare ad una
specie d’indomabile clan di guerrieri scozzesi. Ci sentivamo
degni delle Highlands poiché avevamo trascorso molte notti
sognando di avere un giorno “una terra tutta nostra”.
Poi i sogni svanivano e noi eravamo lì, sempre con le nostre
valigie piene di dadi in mano. Di kilt, forse, riuscimmo a
cucirne uno soltanto.
Una novità, dicevamo; le cose cambiano, nel tempo. E non
sempre in peggio.
Da oggi la Ludolega si stabilisce al Foro Boario senza
pensiero di traslochi futuri. Vent’anni d’attesa e una terra
– più o meno – promessa conquistata e da difendere coi denti
negli anni che verranno. Mi piace ricordare le magliette che
stampammo sempre in preda alla “Wallacemania” da un
fotografo illuminato (Assuero Pellegrini) che negli anni
novanta riusciva a catturare le nostre immagini preferite
con una tecnologia oggi dieci volte più rudimentale di
quella che si può trovare in ogni casa dotata di pc. Su
quelle t-shirt bianche, un po’ sfocata perché lo scanner era
quello che era, c’era l’immagine degli scozzesi con le facce
dipinte di blu che gridavano la loro voglia di libertà in
faccia ai cattivissimi inglesi del Plantageneto. Sotto,
decidemmo di aggiungere la frase che chiudeva il film di Mel
Gibson, una frase bellissima, che ancora oggi ci piace un
sacco. Parlava di poeti guerrieri che, combattendo, si
guadagnarono la libertà.
Per sempre.
Dimitri Galli Rohl
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