"...I Vampiri erano, da secoli, considerati terribili e potenti creature. Le leggende più disparate si erano tramandate nell’arco di epoche diverse per stili e pensieri, ma tutte concordavano su di un punto: la loro non vita era una vera e propria maledizione per chi ne fosse venuto a conoscenza. Il loro modo di nutrirsi era da sempre stato oggetto di studio da parte dei più impossibili ciarlatani dell’occulto, alcuni dei quali erano addirittura scettici speculatori, ma mai nessuno aveva mai capito appieno il vero meccanismo di questa operazione che, al pari di un essere vivente, si rivelava necessaria, persino per le Creature della Notte.

Il vero problema della gente comune era proprio... esser comune. Il fatto di aggregarsi quotidianamente dal mattino alla sera con i propri simili, comportava un certo inaridimento e una perdita di elasticità nei componenti la società. Quasi assuefarsi alla normalità....

Ma questo era il punto. Normalità... Se nel mondo la normalità seguiva certi canoni, chiaro che certe manifestazioni generavano diversità, e venivano accettate con difficoltà dalla gente... comune...

I Vampiri vivevano nel loro mondo e non pretendevano di far parte dell’altro, loro non erano diversi, erano semplicemente di un altro pianeta. L’invadenza umana, invece, portava la propria prepotenza ovunque, in qualsiasi sfera di pensiero e nei luoghi più inaccessibili e… umanamente strani. E pretendeva persino, in altre realtà, di far da padrona, un po’ come un colonizzatore (o conquistatore ?) che ha appena scoperto una terra vergine. Senza accorgersi che il diverso non è ciò che si scopre, bensì chi è scopritore..."

Da "Le mille e una caramella".